MANI DI DONNE
Erano livide e fredde
le mani delle donne
curvate a lavare lungo il fiume
o alle vasche di cemento
al Muraglione.
Unghie consumate
a raccogliere olive
tra foglie secche
e pietre d’arenai,
a raschiare la terra
(come galline e cani)
per scovare patate
o in cerca di cicoria e talli
lungo i sentieri.
Erano mani di donne
a infuocare i forni,
a impastare
la farina con l’acqua
e la fatica col sale.
Mani a sfogliare vigne
come pagine di calendario
e di un anno intero
da strappare amaro.
Mani pazienti
a rammendare la vita,
mani a tessere
dentro al telaio.
Mani forti
ad ammaccare il pane,
il pane duro e nero
dentro al mortaio.
Mani azzurre
a sciogliere al pozzo
la pietra del verderame,
mani d’inchiostro
immerse nel mosto
in cerca di raspi
da ripulire.
Mani bambine
che portano il sonno
tenere e dolci
mani a cullare,
giunte e silenti
nelle notti fredde
sotto le coperte
mani a pregare.
Erano queste
(e lo sono ancora)
le mani di molte donne:
mani amorevoli e calme
che pure non vennero
sfiorate mai
da due labbra d’amante,
da un bacio galante
o una carezza appena.
(da “A sud delle cose” – Roma, 2017 – I ed. 2006)